Il primo assunto della Programmazione Neuro Linguistica dice che è impossibile non comunicare, non esistendo qualcosa che possa essere definito “non comunicazione”: eppure molte volte troviamo difficoltà ad essere capiti o ad entrare in sintonia con la mappa comunicativa degli altri.
Sappiamo che il nostro normale processo comunicativo viene distinto in due modalità: quella verbale -ciò che diciamo- e quella non verbale -come lo diciamo- (a sua volta divisa in paraverbale e non verbale propriamente detto). Siamo istintivamente portati a pensare che la prima possa essere di uguale importanza rispetto all’altra ma nella realtà dei fatti la comunicazione non verbale copre il 93 % dell’importanza del nostro processo comunicativo: la maniera in cui diciamo le cose, quindi, è molto più importante di ciò che diciamo.
La comunicazione verbale, infatti, è una conquista comunicativa piuttosto recente rispetto alla comparsa dell’uomo sulla terra: per migliaia di anni ci siamo infatti espressi attraverso modalità quasi esclusivamente non verbali, così come accade ancora al resto del mondo animale e tutt’oggi la posizione delle nostre mani, piuttosto che il nostro sguardo, la postura che assumiamo stando in piedi o seduti etc..comunica agli altri dei segnali (spesso involontari) recepiti, in maniera quasi sempre non consapevole, da chi ci sta di fronte.
Un ottimo esempio per iniziare, per così dire, a “perfezionarci”in questo senso può essere quello di analizzare il non-verbale di grandi comunicatori sia del passato che del presente: immagini di attrici ed attori piuttosto che di politici o personaggi del mondo dello spettacolo, quindi, che sono riusciti a dare immagini di sé particolarmente coinvolgenti attraverso un non-verbale inconsapevole od impostato, ma comunque d’effetto. Non ci interessa sapere, infatti, se gli atteggiamenti che ci comunicavano sensualità in Marilyn Monroe o timidezza in James Dean e Lady Diana Spencer fossero caratteristiche reali delle loro personalità o, per così dire, studiate a tavolino, quanto prendere in esame le modalità con le quali essi stessi sono riusciti a dare una certa immagine di sè recepita con successo e da tutti in ugual maniera.
Una maggiore presa di coscienza, quindi, delle nostre modalità non verbali (soprattutto di quelle propriamente dette così, più che delle para-verbali legate alle caratteristiche dell’emissione della voce e della respirazione) non può che aiutarci a risultare più “penetranti” nei nostri processi comunicativi, facilitandoci il cammino sulla strada per giungere ai nostri obiettivi di vita e di lavoro.