Questo speciale seminario sulle Emozioni si è svolto al Teatro I, ed è stato presentato e condotto da Barbara Demi e Federica Fracassi (attrice e formattrice del team di ETLINE e Associati).
La scena si apre con Federica Fracassi e Irene Valota (anch’essa attrice) con la “Trilogia della villeggiatura” di Carlo Goldoni – Atto 2 Scena dodicesima – Giacinta e Vittoria.
Questa scena si basa sul conflitto e ci mostra emozioni negate (faccio finta di essere carina con l’altro e invece lo vorrei uccidere!) e degli “a parte”, in cui le due attrici comunicano direttamente al pubblico i loro sentimenti reali. Ci fa vedere come passano le emozioni dal corpo, dal viso: quale emozione credo di far trasparire e quali emozioni invece appaiono agli altri.
“Se fossi meno sensibile soffrirei meno”…vi è mai capitato di pensarlo?
Siamo spesso pronti a credere che “non sentire” non comporti conseguenze, invece reprimere le emozioni è dannoso, non solo non fa diminuire la sofferenza ma la fa aumentare. Come corpo e mente, anche le emozioni hanno bisogno di spazio per crescere, solo così si può diventare emotivamente maturi nella vita e nel lavoro, occorre quindi un “allenamento mentale” per darsi il permesso di emozionarsi.
È importante sentire emozioni e sensazioni, senza questo è impossibile ricevere e dare felicità; ed è altrettanto importante sviluppare creatività, processo intuitivo che si attiva se le emozioni sono mature, e sane.
Le emozioni (sia positive che negative) devono essere non solo agite (per es. sono arrabbiato e agisco con freddezza e acidità con chi mi stà intorno) ma comunicate all’altro in modo costruttivo.
L’obiettivo del seminario si articola in più livelli: approfondire l’ascolto di sé, l’ascolto dell’altro, comunicare in modo coerente con i vari canali (verbale, paraverbale, non verbale), comunicare utilizzando dati di realtà.
L’ascolto di sé, sembra un’attività banale, ma spesso è proprio ciò che facciamo più fatica a fare e ad accettare. È essenziale imparare ad ascoltare i propri sentimenti ed emozioni, dare spazio a queste emozioni e darsi il permesso di provarle, senza per questo sentirsi ridicoli o sentirsi dei mostri.
Nel momento in cui siamo consapevoli di questo, possiamo comunicare le nostre emozioni anche agli altri e ascoltare l’altro senza distorsioni ed etichette (che noi utilizziamo continuamente per dare un senso a ciò che ci circonda) evitando di dare giudizi favorendo invece il confronto che può nascere solo dall’ascolto attivo e dalla reale intenzione e motivazione di accogliere e capire l’altro.
Si giunge così al terzo livello che riguarda l’uniformità dei canali comunicativi, attraverso i quali posso comunicare la mia emozione all’altro in modo chiaro e coerente. Spesso infatti con le parole diciamo qualcosa, ma con il nostro corpo comunichiamo altro, e il nostro interlocutore, più o meno consapevolmente, coglie che c’è qualcosa che non va. Occorre quindi superare le barriere che portano alla chiusura e parlare all’altro liberamente, con rispetto, di ciò che sto provando.
Infine si sottolinea il fatto che, in alcune situazioni, per gestire una situazione difficile o per far capire all’altro cosa stò provando e perché, è importante ancorarsi a dati di realtà, evitando di far riemergere cose del passato o parlare di cose non ancora avvenute. I dati di realtà ci aiutano ad arrivare al nostro obiettivo di comunicare all’altro utilizzando le emozioni in modo efficace e funzionale.
Questa prima parte si è conclusa con l’intervento di due persone del pubblico rappresentanti una l’universo femminile, l’altro maschile, che hanno dato la loro testimonianza su come si emozionano oggi uomini e donne, (somiglianze e differenze, dal passato ad oggi) facendo riferimento alle loro aziende di provenienza che rappresentano proprio due prodotti e due emozioni riferite per convenzione una alla donna (prodotti di bellezza e cura del corpo) e una all’uomo (carburante legato quindi all’uso dell’automobile). Questa netta distinzione oggi stà scemando perché anche gli uomini curano sempre di più il proprio aspetto e parallelamente le donne al volante cercano sempre più emozioni legate alla velocità e al “potere”.
Nella seconda parte del seminario il pubblico stesso, diviso in gruppi, è divenuto attore principale e, con l’aiuto dei formatori, si è dato inizio a un teatro d’improvvisazione in cui ogni gruppo aveva il compito di sviluppare una situazione. Una volta definito il luogo della scena gli attori, partendo da una situazione problematica, dovevano associare ad essa un’emozione unica di sfondo, ed un’azione per arrivare ad una risoluzione/risultato.
I luoghi prescelti per creare e inventare una situazione teatrale erano: ospedale, stadio, cinema, posta, locale in festa, aereo
Sono stati messi a disposizione degli attori parrucche e oggetti vari per “immedesimarsi” al meglio in un personaggio.
Ogni gruppo ha dato vita e sviluppato la situazione assegnatali, suscitando ilarità e stupore negli altri partecipanti. La serata si è conclusa con la condivisione in plenaria dell’importanza di lasciare emergere le proprie emozioni per il benessere nella vita lavorativa e personale.