Natalia Musazzi, HR Manager BNP PARIBAS
“Qual è il segreto per farsi assumere dopo un colloquio di selezione?”
Ecco la fatidica domanda che spesso, data la professione che svolgo, mi sento rivolgere… Vorrei essere in grado di trasferire su carta anche le espressioni di delusione (peccato che nel disegno sia sempre stata una frana!) che altrettanto spesso raccolgo sui volti dei miei interlocutori, quando affermo che, in realtà, una regola d’oro che assicuri il risultato non esiste.
Il noto slogan the right person for the right place esplicita già di per sé il motivo dell’assenza di una formula magica valida per tutti e dovrebbe tranquillizzare i candidati sul fatto che non esiste la persona giusta o sbagliata in assoluto.
Quello di “dar consigli” è sempre un compito arduo e difficile per me perché ritengo che non possano esistere dei consigli che davvero siano in grado di tener conto della complessità delle persone e delle situazioni in cui ci si imbatte di volta in volta. Vorrei semplicemente riportare la mia esperienza e da quella lascerò a chi legge il compito di trarre le conclusioni che più gli/le saranno utili.
Quando incontro i candidati la mia attenzione nelle fasi di ascolto e di osservazione di chi ho di fronte è rivolta su un duplice piano: da un lato tengo conto della job description, ossia delle caratteristiche che devo riscontrare legate alla posizione da ricoprire (va da sé che se sto cercando un trader, mi interesserà trovare una persona che sia in grado di reggere la velocità, l’adrenalina e lo stress che tipicamente si respirano nella sala mercati, mentre se sono alla ricerca di un impiegato amministrativo, porrò lo sguardo su precisione, affidabilità, attenzione alle procedure); dall’altro lato, tengo conto della corporate culture della società per cui lavoro, che si esprime nei valori aziendali.
In BNP PARIBAS sono importantissimi l’ambizione, la creatività, la reattività e la capacità di lavorare in team, oltre ovviamente all’ottima conoscenza della lingua inglese che in un ambiente multinazionale è davvero una conditio sine qua non.
L’ambizione, che comporta la formulazione di obiettivi di eccellenza, richiede una forte motivazione, determinazione e costanza; tutto questo deve andare di pari passo anche con una notevole elasticità mentale e capacità di adattamento, proprio perché uno dei fattori vincenti – in una realtà dove tutto è in continuo cambiamento – diventa la disponibilità al rischio e anche a fare un salto nel buio.
A volte sembra di richiedere immediatamente un impegno massimale ai candidati ma ciò non è nient’altro che una delle conseguenze che derivano dal tipo di realtà che sperimentiamo ogni giorno, mai uguale a se stessa e costantemente in evoluzione.
In un contesto aziendale come quello che vivo quotidianamente, ossia multinazionale e multibusiness, la programmazione diventa sempre più difficile perché le variabili in gioco sono tantissime e mutano in continuazione. Capita spesso che una persona assunta in una posizione oggi si ritrovi a ricoprire un ruolo completamente diverso domani: da un’area di Business prettamente operativo a una di Front Office, piuttosto che all’interno di una funzione di supporto. Da qui l’importanza di sapersi mettere in gioco e accettare le sfide.
Richiamo infine l’attenzione su un fattore che trascende tutti i requisiti, più o meno tipici, che un’azienda cerca nel “candidato ideale”. Si tratta di ciò che ognuno può tirare fuori dal “cilindro magico”: se stesso, con le proprie inclinazioni da valorizzare e la propria spontaneità. Così, “magicamente”, la persona giusta andrà al posto giusto.