Il problem solving strategico, applicato anche in ambito aziendale ed organizzativo, si rifà a quella branca specialistica della logica matematica nota come “logica strategica”, che si differenzia dalle logiche tradizionali per la sua caratteristica di mettere a punto il modello di intervento sulla base degli obiettivi prefissati e delle specifiche caratteristiche del problema oggetto di studio, piuttosto che sulla base di una forte teoria retrostante.
In realtà alla base del modello strategico esiste una epistemologia avanzata che si rifà alla teoria della comunicazione nata in campo antropologico con G. Bateson, agli sviluppi costruttivisti della teoria cibernetica (H. von Foerster, E. von Glasersfeld), agli studi sul linguaggio di persuasione di Milton Erickson e ai principi teorico-applicativi della comunicazione approfonditi dal Mental Research Institute di Palo Alto (P. Watzlawick, Weakland, Fisch, Jackson) e successivamente sviluppati in Italia ad opera di Giorgio Nardone.
Pur partendo da queste basi teoriche, il modello strategico non utilizza alcuna teoria rigida che descriva o prescriva come condurre l’intervento in aziende ed organizzazioni, ma si fonda su quella conoscenza operativa che permette di gestire e far evolvere la realtà su cui si interviene nel modo più funzionale possibile. Il problem solver strategico dispone di un insieme di tattiche e manovre altamente flessibili ed adattabili alle differenti situazioni in cui si trova di fronte.
Grazie alla propria esperienza, è in grado di selezionare le strategie ritenute più idonee e appropriate in vista del particolare obiettivo da perseguire e del tipo di problema da risolvere. Sulla base poi degli effetti durante il processo di risoluzione del problema opererà una progressiva correzione e aggiustamento del modello di intervento.
Oltre alle strategie e tecniche di problem solving, elemento fondamentale dell’approccio strategico è l’utilizzo deliberato e consapevole della comunicazione persuasoria, veicolo principale per produrre cambiamenti ed effetti positivi (risoluzione di problemi o raggiungimento di obiettivi) nella realtà organizzativa oggetto di intervento.
La comunicazione strategica è, infatti, sempre orientata al cliente e all’obiettivo da raggiungere.
In quest’ottica l’utilizzo della comunicazione persuasoria ha lo scopo di guidare l’altro ad assumere volontariamente una particolare posizione che lo renderà in grado di modificare la propria percezione della realtà e, di conseguenza, la propria reazione.
In altri termini, il consulente strategico che fa uso della comunicazione persuasoria non è altro che un regista, in grado di condurre gli attori a recitare al meglio la loro parte, riconoscendo loro il merito dell’interpretazione.
In un intervento strategico la comunicazione utilizzata è determinante, in quanto il consulente o il formatore non si propone di descrivere la realtà organizzativa, di spiegarne le disfunzionalità e fornire soluzioni, ma mira a far emergere le risorse insite nelle persone, a suscitare in loro reazioni emotive e cognitive, che consentano di fare una concreta e reale esperienza di cambiamento, in grado di generare e mantenere nell’organizzazione un nuovo equilibrio più funzionale.
Per approfondimenti:
La terapia dell’azienda malata, Problem-solving strategico per organizzazioni
Giorgio Nardone, Roberta Mariotti, Roberta Milanese, Andrea Fiorenza
Ponte alle Grazie, Milano, 2000
Change: la formazione e la soluzione dei problemi
P. Watzlawick, J. H. Weakland, R. Fisch
Astrolabio, Roma, 1974